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"La ormai ricca mole di studi, mappe e ricerche neurofisiologiche, rischia di offuscare quella che, nella tradizione Zen, viene detta la grave questione della vita e della morte: la questione cruciale. Rimanere un perpetuo principiante è senza dubbio la sfida più difficile perché innumerevoli sono le sirene lungo il cammino: anche l'aula di meditazione o perfino un ritiro di strada possono trasformarsi in luoghi ovattati dove il senso di un sé separato, irriducibile soggetto, trova rifugio. Rendere testimonianza alla vita nella sua interezza e affidarsi alla mente che non sa sono forse espressioni che aiutano a indicare la dimensione dell'intimità, dove fiorisce la speranza non più gravata da alcun complemento oggetto. L'esperienza raccolta in questo testo è particolarmente preziosa perché permette al lettore di confrontarsi in maniera non generica con che cosa stia avvenendo nell'incontro degli insegnamenti buddhisti con il mondo globalizzato e in particolare nel campo della psicoterapia." (dalla prefazione di Roberto Mander)